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Cinquantini e Cinquantenni

Qualche giorno fa, aspettando mia figlia fuori da scuola, osservavo il parcheggio esterno e ho notato una cosa che mi ha fatto riflettere su quanto fossero diversi gli “esterni scuola” ai nostri tempi: oggi qualche bicicletta, un paio di monopattini elettrici e solo auto con genitori a bordo, una volta invece le biciclette la facevano da padrone  (ricordate le Maino con manubrio stretto o le Graziella?) di solito tutte ammassate a ridosso dell’ingresso, e poi la zona VIP quella riservata ai più grandi che già avevano raggiunto l’obiettivo del “motorino” a 14 anni … il CINQUANTINO.

Allora i pochi modelli disponibili non lasciavano molta scelta: o presa diretta con avviamento a pedali cioè il CIAO, oppure per i più fortunati gli splendidi 3/4 marce, da noi il più famoso era il College (quanto l’ho sognato).

Tutti i cinquantini di allora avevano una cosa in comune: almeno un pezzo era “customizzato” che fosse la sella lunga oppure l’elaborazione completa Polini (si può scrivere Polini o si fa pubblicità occulta?) tutti avevano qualche cosa che rendeva il proprio mezzo unico, ma soprattutto tutti, ma proprio tutti a quell’età avevamo una conoscenza tecnica che andava dalle basi del saper fare la miscela e cambiare la candela bagnata, alla capacità dei più “sburoni” di elaborarsi il motore cambiando pistone, cilindro, scarico, ma soprattutto il GIGLER, oggetto al centro di quasi tutte le discussioni degli allora 14/15enni.

Ricordo che c’era uno dei più “sburoni” che girava sempre con in tasca due o tre misure di gigler e lo sostituiva a seconda dell’uso che ne doveva fare così da essere più rapido in accelerazione, o più veloce in allungo, oppure consumare meno e risparmiare.

Questa passione a volte pericolosa (ricordate l’amico di Giacobazzi che testò la potenza del suo freno a disco anteriore davanti alla House of People?), ci dava però quella conoscenza dei mezzi che guidavamo che alla fine si traduceva in maggior sicurezza ed educazione stradale, perché eravamo coscienti dei pericoli, eravamo incoscienti solo nell’affrontarli.

Oggi i cinquantini non esistono più (o quasi) e anche i 125, che per noi cinquantenni rappresentava la promozione a “quasi-adulti perché patentati”, oramai sono spariti e non rappresentano più quella libertà di movimento prima dell’auto, tanto agognata dalla nostra generazione.

I ragazzi di oggi considerano i mezzi a motore come semplici strumenti di mobilità, non hanno più la passione che muoveva le nostre scelte, non hanno nessun interesse nel prodotto, ma solo nel servizio che esso offre.

Sono rarissimi gli under 18 che hanno qualche conoscenza di meccanica, sanno perfettamente come fare un TikTok, ma se gli chiedi di svuotare il serbatoio del motorino con un tubo, non sanno come fare.

Quindi tocca a noi cinquantenni continuare a far vivere i miti a motore, soprattuto quelli della nostra generazione, a partire dai Ciao (bella la manifestazione a Ferrara del 16 Aprile), passando per le vespe di tutti i tipi, fino ad arrivare alle 125 stradali che se trattate bene, sanno regalare ancora tante emozioni, le ultime forse a motore visto le previsioni di sviluppo della mobilità elettrica.

Io non ho mai abbandonato la mia Vespa PX125E del 1984, l’ho sempre curata con amore e passione e oggi continua a regalarmi momenti bellissimi. Ogni tanto quando mi fermo alla stazione di servizio mi si avvicinano giovani automobilisti che vedendomi armeggiare con bicchierino e latta d’olio jncuriositi mi chiedono: “cosa sta facendo?”, e alla risposta “faccio la miscela” vedo sguardi sbigottiti ed ammirati, quasi come se fossi Einstein che spiega agli studenti la teoria della relatività.

Proprio in questi giorni sto preparando la mia vespa per la terza edizione del Romagna Dolomiten Tour, un viaggio sognato a 16 anni che non avevo mai potuto realizzare fino a qualche anno fa quando con alcuni amici a bordo delle nostre vespe siamo riusciti nell’impresa.

Questo però ve lo racconterò un’altra volta, un saluto a tutti.

Bastian Contrario

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