News

La Cura degli Ottani

Sarete d’accordo con me che dal lockdown svariate forme di dipendenza sono entrate a far parte della vita di molte persone, purtroppo, e si sono radicate sempre più profondamente nelle abitudini di chi ne era già colpito.
Gioco d’azzardo, fumo, alcool, solo per citarne alcune delle più diffuse: possiamo includere anche la depressione, il campo da gioco è affine.

Alla base di ogni storia c’è quasi sempre un vuoto da colmare, una mancanza le cui origini sono spesso molto lontane. Il percorso per estirparle, o prenderne il controllo, è tortuoso e se non si va in profondità spesso ogni tentativo di rimettersi in carreggiata rimane solo tale: avrete sicuramente amici che non riescono a smettere di fumare pur avendo archiviato diversi tentativi non andati a buon fine.

Noi della squadra curve siamo “fossili”, o “petrolhead” per dirla all’anglosassone: è lieve, non invasiva, ma riguarda una sorta di dipendenza dagli idrocarburi in generale, benzine in particolare: ne riempiamo orgogliosamente i serbatoi prima di ritrovarci, salvo poi ritrovarli già nel primo pomeriggio nuovamente vuoti.
Quindi basta fermarsi in una stazione di servizio, dove è possibile effettuare un “refueling” per continuare a divertirsi.
Ammetto di essere dipendente dagli ottani, dalle benzine, il carburante più pregiato per il trasporto leggero, la cui combustione nel motore endotermico delle moto mi procura scariche di adrenalina e produzione di endorfine.

Poi, con la complicità dei ragazzi della squadra curve, la nostra da dipendenza si trasforma in una terapia di gruppo: briefing prima di partire, check a metà mattina e debriefing a pranzo, tutti insieme, a condividere tematiche che variano dalle nostre idee sul tragitto appena percorso fino alle “polpette” affrontate durante la settimana appena trascorsa, da mettere sul tavolo e ascoltarne la chiave di lettura della comitiva.

Oppure discutere animatamente sulle vicende di Pecco e Martinator, ormai giunte all’epilogo col gommista francese a fare da ago della bilancia.
Da non dimenticare anche la terapia dei colori, che in questi giorni stanno virando verso la “palette” autunnale con tinte calde e tendenti al rosso, e dei profumi nell’aria quando saliamo sui passi: anche se abbiamo andature turistiche/svelte, il naso riesce comunque a percepirne ogni sfumatura, come l’udito che memorizza la colonna sonora meccanica delle magie che avvengono dalla sella in giù delle nostre moto.

La guida, richiede presenza, le distrazioni rimangono indietro indipendentemente dalla velocità, e le emozioni in sella ti coinvolgono fino a distrarti dalle tue routine.

Ecco, questo concetto “terapeutico”, dell’utilizzo della moto è un aspetto poco considerato, ma penso che ogni motociclista se interpellato a riguardo non riuscirà a rimanere indifferente sul benessere e sui benefici che vengono dispensati in sella. È un antidepressivo, efficace quanto una seduta terapeutica da uno specialista, anche bravo.

Quindi, nel dubbio, riempiamo i nostri vuoti interiori di benzina: in via preventiva, anche se non ne siamo consapevoli, avremo sicuramente un trauma da risolvere e la cura è dietro l’angolo: stazione di servizio, pieno, e via: può essere benefico a fronte di un sacrificio ambientale estremamente modesto: dagli scarichi non escono margherite, ma quanto emerge dagli studi sulle emissioni l’impatto di una moto è assolutamente trascurabile.

Due Ruote News

Due Ruote News, Prove su strada moto. Test drive e comparative video, Saloni e news sul mondo del motociclismo.

Articoli correlati

Back to top button