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Da Biaggi a Rossi le livree che hanno fatto la storia delle corse

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La pubblicità è l’anima del commercio! Lo sanno bene le aziende, specialmente quelle coinvolte nella spirale delle sponsorizzazioni sportive. Tra tutte, ci piace fare riferimento alle livree delle moto da corsa che spesso hanno garantito la massima visibilità ai marchi che le hanno riempite con il proprio logo e i propri colori soprattutto se vincenti e affidate a campioni di spessore internazionale. Questo sistema ha anche favorito la nascita livree iconiche, così belle da sembrare più un prodotto di design o di moda che una semplice pubblicità. Alcune sono state addirittura riprese dalla produzione per creare le tanto ricercate “race replica” e l’effetto di vestire un modello stradale con la colorazione del campione di pista ha avuto anche un certo impatto commerciale. Abbiamo cercato tra le immagini del motociclismo degli ultimi trent’anni e abbiamo trovato alcune delle più celebri e indimenticabili livree che hanno fatto la storia del motociclismo.

APRILIA RSV 250 MAX BIAGGI

E’ stata per anni la regina delle piccole cilindrate e i piloti che l’hanno guidata sono tra i più importanti della storia sportiva del motociclismo, ma quando Aprilia ha incontrato Max Biaggi per la seconda volta nella sua storia, il binomio è valso alla marca veneta tre titoli mondiali consecutivi della classe 250, dal 1994 al 1996, il primo assoluto nella categoria per Noale e il pilota capitolino. Un successo che per anni è stato legato ai colori di quella moto, il nero (total black), con la scritta Chesterfield che campeggiava perfettamente sulle fiancate. Grazie ai successi, alla tuta e al casco coordinati, quella colorazione divenne immediatamente iconica e anche il più distratto spettatore se ne ricorda l’esistenza. Un bel risultato per l’azienda del tabacco e una bella pubblicità per tutti, tanto che rimase a lungo e passò anche ad Honda e Yamaha, ma il dominio mediatico che ebbe con Aprilia non fu mai eguagliato.

SUZUKI RGV 500 KEVIN SCHWANTZ

E’ stato “l’aviatore” del Motomondiale, le sua non erano semplici cadute, ma decolli improvvisi insella alla più scorbutica delle Suzuki due tempi della storia. Stiamo parlando di Kevin Schwantz, il texano che legò la sua carriera, coronata con il titolo mondiale della classe 500 del 1993, alla Casa di Hamamatsu. Tra le colorazioni che il pilota di Houston ha portato in trionfo o fra le nuvole, è storica quella sponsorizzata Pepsi Cola. Moto, tuta e casco completamente bianchi e il marchio identico a quelle delle lattine in bella vista, ad incorniciare il mitico “34” che ancora oggi ispira piloti di tutto il mondo. Poco spazio per i supporter tecnici, come sempre e tanta sete di vittoria da gustare. Aldo Drudi, che per Schwantz fece le grafiche di casco e tuta per una colorazione successiva, a dichiarato di aver tanto apprezzato il design Pepsi della moto e anche il disegno semplice e minimale del casco che ne ripeteva i colori con linee pulite, ma di grande impatto. Risale invece al Gran Premio di Donington Park della classe WorldSSP di quest’anno la scelta dell’irlandese Rhys Irwin di correre in sella alla Suzuki GSX-R 750 del team Astro con colori richiamanti la livrea della moto del campione americano e il numero trentaquattro sulla carena per celebrare il suo idolo di sempre.

HONDA VTR 1000 SP-1 COLIN EDWARDS

honda sbk

E’ stata probabilmente la Honda più bella della storia del mondiale Superbike. Quando i giapponesi tentarono di battere la Ducati nel suo campo, il motore bicilindrico, realizzarono non solo una VTR 1000 SP-1 vincente, affidata ad un altro talentuoso texano come Colin Edwards, ma anche una colorazione che passò alla storia fin dal suo debutto. Il verde e il rosso dei lubrificanti Castrol campeggiavano su una carena bianca che lasciava poco spazio all’immaginazione e l’effetto fu subito importante. Questa livrea derivava dalle precedenti Honda RC45 che avevano gareggiato con piloti come Aaron Slight, Carl Fogarty e John Kocinski che vinse il titolo, ma le linee erano meno belle e più spigolose. Sulla VTR, finalmente i colori erano avvolgenti e la competitività del mezzo fece il resto, imprimendo nella mente degli appassionati quei colori che ancora oggi rappresento le annate più belle della Casa dell’Ala tra le derivate di serie.

YAMAHA M1 2004 VALENTINO ROSSI

Storicamente legata a Yamaha, questa livrea non poteva non tagliare il nastro del debutto di Valentino rossi con la marca dei tre diapason in MotoGP. Nel 2004 il campione di Tavullia passò da Honda a Yamaha che nella classe regina aveva due team ufficiali e in quello del dottore la colorazione era la storica rivisitata in chiave moderna con lo sponsor Gauloises Blonde. Questo marchi con il classico blu francese campeggiava già sulle Yamaha 500 guidate da Christian Sarron o le Yamaha XT 680 Ténéré di Picco, Charbonnier e Peterhansel alla Dakar o al Rally dei Faraoni. La bellissima colorazione donava una riconoscibilità al marchio nella sua massima espressione sportiva e l’ingaggio di Rossi ne esaltava la popolarità, a ragion veduta, con ben quattro titoli mondiali conquistati insieme. Purtroppo i marchi del tabacco si sa, non hanno mai avuto vita facile pur elargendo somme importanti per team e strutture.

A seconda delle leggi in vigore nei vari stati indipendenti, la reclame delle aziende di sigarette si è dovuta nascondere, ma il marketing suoi trucchi vincenti e sulla moto di un personaggio mediaticamente positivo come il nove volte campione, l’azienda ha pensato di sostituire la scritta esplicita con “GO!!!!!!!”. Il verbo in una forma di sillaba con sette punti esclamativi è così internazionale ed efficace che sull’onda dei successi ottenuti nelle due stagioni in cui è stata utilizzata, ha prodotto merchandising di ogni tipo, dalle magliette ai modellini, dai portachiavi alle bandane.

SUZUKI GSX-R 1000 TROY CORSER

Troy Corser

Negli anni d’oro del mondiale Superbike, il paddock era una festa oltre le gare e non mancavano i gadgets dei ricchi sponsor presenti in pista con i loro stand e ragazze immagine mozzafiato. Merito dell’organizzazione che nel 1988 si era inventata questa serie e l’aveva sviluppata grazie anche l’intuizione di cosa il pubblico avrebbe gradito maggiormente. Se Maurizio Flammini si era preso l’idea di gare per moto di produzione, ispirandosi ai campionati americani, si era affidati anche ad esperti del mondo commerciale per migliorarne l’appeal nei confronti degli appassionati. Francis Batta, grande importatore di vini per l’Europa, ha il merito di aver portato nel nostro continente una delle birre più iconiche degli ultimi trent’anni, la Corona Extra. Un prodotto spinto ad arte da quel mondo e perfetto per creare una delle livree più belle della storia.

Quando Batta mise in piedi il team Alstare, Corona divenne il title sponsor della squadra e il giallo paglierino dominava sulle Suzuki, incorniciate dal viola inconfondibile di quella carenatura. Nel 2005 Troy Corser vinse il suo secondo mondiale dopo nove anni in sella ad una GSX-R 1000 inconfondibile. Fu l’apice per quel marchio, per la Suzuki (unico trionfo iridato tra le derivate di serie) e Corser che aveva davanti a se ancora poche stagioni da pilota a tempo pieno. Ma quella livrea con altre forme e un design meno raffinato, ma sempre riconoscibile era già stata sulle moto di Chili e Pirovano e Chambon. Ebbe così tanto riscontro che per il mercato europeo la GSX-R 600 da strada è stata venduta tantissimo nella versione race replica Corona Extra.

HONDA NSR 500 TEAM PONS LORIS CAPIROSSI – EMERSON

Una delle livree più belle della Honda in 500 è quella del team di Sito Pons del 2000. Non solo per la cromia, tra nero, bianco, grigio e rosso, ma perché è frutto di una geniale trovata di Carlo Pernat. Dovendo accasare Loris Capirossi, di cui era manager, per quella stagione trovò l’accordo con Pons per correre nella classe regina, ma non avevano soldi. Serviva un miliardo e mezzo di vecchie lire e decisero di fare a metà per recuperare sponsor.

A Pernat andò così bene che tra una marca di jeans molto in voga all’epoca e una consolle per videogame racimola, si fa per dire, un miliardo. Il tetto era settecentocinquanta milioni e con quella cifra, Carletto era abbondantemente in attivo. A quel punto gli venne in mente di mettere a segno un colpo ancor più efficace e lungimirante. Emerson è un’azienda americana che produce elettrodomestici di ogni tipo e in quel periodo aveva fornito un paio di monitor da tenere nel box per visualizzare i tempi e le classifica durante le sessioni e la gara. Assieme ai televisori aveva mandato ogni tipo di adesivo di varie dimensioni. D’accordo con Pons, Carlo fece tappezzare l’interno smontabile dei box e decorò le carene con la scritta “Emerson” grande sui lati, sul codone e davanti. Insomma, lo sponsor era visibile da ogni lato della moto e faceva intendere a tutto il circus che il team fosse pieno di soldi grazie ad una sponsorizzazione faraonica. Per Capirossi fu una stagione fortunata con tre podi e una vittoria al Mugello davanti a Carlos Checa e Jeremy McWilliams. Questo bluff li aiutò e qualche mese dopo firmarono un contratto di tre anni con un importante marchio, pensate un po’, del tabacco.

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