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dall’omologazione ai mancati visti, quanti problemi

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A pochi giorni dal GP dell’India ci sono troppe incognite a pesare su questo appuntamento che debutta nella MotoGP. Dall’omologazione tardiva del circuito al pasticcio dei visti, la gara traballa

Il calendario della MotoGP 2023 si prepara ad accogliere la novità dell’India, con il GP del Buddh International Circuit che accoglierà piloti e team delle varie categorie nel prossimo fine settimana. Eppure, questa prima tappa della volata finale di stagione, che si svolgerà in terra asiatica, sta suscitando a pochi giorni dalla bandiera a scacchi più di una preoccupazione tra gli addetti ai lavori.

GP India: i piloti non hanno ancora visto il circuito, l’omologazione solo giovedì

Anzitutto, i piloti non conoscono il tracciato nella regione dell’Uttar Pradesh, che è stato oggetto di importanti modifiche e sarà omologato solo giovedì.

Già sede di alcuni appuntamenti di F1, il circuito debutta quest’anno nel Motomondiale ma i suoi protagonisti ad oggi hanno potuto impratichirsi solo virtualmente (come hanno fatto, tramite simulatore, Aleix Espargarò, Alex Rins e l’attuale secondo in campionato nonché fresco vincitore di Misano Jorge Martin).

Una situazione comunque piuttosto inconsueta e, se vogliamo, ai limiti dell’assurdo. L’omologazione arriverà con l’ispezione dei piloti, ma i media riportano alcune potenziali falle in termini di sicurezza. GPOne, commentando le poche immagini che abbiamo a disposizione della nuova pista e che sono state fornite dal sorvolo di un drone per il canale Youtube Live with Gaurav, ha messo in luce diversi punti controversi relativi al circuito.

I potenziali problemi di sicurezza del circuito di Buddh

Anzitutto, la presenza di un muretto che costeggia il rettilineo di partenza “distante non più di tre metri dalla linea di asfalto e dal punto di staccata” e che corre lungo la via di fuga. Ancora, in prossima di curva-1 e di un punto di staccata la via di fuga non sembra ampia abbastanza, oltre ad essere presente un muretto anche qui potenzialmente pericoloso in caso di caduta.

Ovviamente parliamo però di supposizioni: Buddh dovrà svelare la propria natura definitiva con le modifiche apportate per la MotoGP questa settimana, sebbene il giorno prima delle prove libere.

Il pasticciaccio dei visti: alcuni non sono arrivati

Ma non c’è solo il problema della sicurezza ad attanagliare il GP indiano. C’è infatti un nodo gordiano da sciogliere per quanto riguarda l’aspetto logistico. Ci riferiamo ad un problema di visti, alcuni di essi non ancora consegnati ad addetti ai lavori, tra staff delle scuderie e giornalisti.

A gestire la situazione l’agenzia Mondy India Pvt Ltd, con Formula Passion (che a sua volta cita la tedesca Speedweek) che ha così ricostruito la situazione kafkiana: coloro che avrebbero preso parte al fine settimana di gara dovevano compilare e spedire entro il 4 agosto un modulo per i permessi da presentare al governo indiano e che è a giunto a loro il 31 luglio. A ciò si aggiunge il pagamento per il visto, inizialmente da corrispondere su un conto PayPal che però è stato poi bloccato per eccesso di denaro accreditato. Successivamente si è optato per una inedita, per gli addetti ai lavori, piattaforma TransferWise.

Insomma, la procedura per i visti si è complicata ed ingarbugliata, con inevitabili lungaggini. Alcune testimonianze, come quelle di Peter Öttl, a capo del team Liqui Moly-Husqvarna in gara nella Moto3, parlando di certificati per entrare in India ancora non pervenuti, e alla vigilia del volo per il Paese asiatico.

Aki Ajo, proprietario di Ajo Motorsport, ha ammesso che alcuni membri della squadra sono stati impossibilitati a partire con i voli prenotati non avendo ancora il proprio documento. Simon Patterson, giornalista di The Race, ha invece rivelato la disavventura di un suo conoscente, che ha avuto sì il visto, ma con la foto di una persona che non era lui.

L’aumento dei prezzi per il periodo del GP

Infine, è sorto un problema che spesso riguarda le settimane di competizione anche in altre realtà del motorsport, ovvero l’esplodere dei prezzi degli hotel e delle sistemazioni nel periodo di gara, oltre a quelli dei trasporti. Speedweek, a tal proposito, riporta di una tariffa di 50.000 euro per tre giorni per la navetta presentata a HRC, poi scesa a 28.000.

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