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Cinque modelli di moto degli anni ’90 da comprare a poco

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Dopo l’inverno il popolo dei motociclisti tornerà a riempire le strade più belle d’Italia e d’Europa e salvo gli irriducibili che nella stagione più fredda non hanno mai smesso di prediligere il loro mezzo più caro, molti saliranno su una moto diversa da quella dell’anno precedente, magari acquistata dopo un’attenta valutazione. Ciò non implica che la moto sia per forza nuova, presentata in qualche importante salone del settore tra fine e inizio anno, ma potrebbe essere anche un gioiello sonnecchiante scovato in qualche garage o nel fondo di un’officina.

A tal proposito ci siamo spinti oltre e abbiamo dato un’occhiata a quale affare si potrebbe concludere entro la primavera, se si volesse comprare un modello risalente agli anni novanta, un periodo in cui la moto spopolava molto più di adesso e lontani da oggetti tecnologici che ci hanno modificato la mentalità, era ancora oggetto dei desideri di molti.

SUZUKI GSX-R 600 SRAD (1997)

Per chi ama la velocità e le moto sportive, l’occasione potrebbe essere recuperare una Suzuki GSX-R600 SRAD. Questa moto arrivò nelle concessionarie dopo un periodo in cui l’azienda giapponese aveva perso un po’ lo scettro delle supersportive e nonostante fosse sempre stata nelle priorità della casa, la precedente RF 600 era una sport-tourer che poco si addiceva alle piste. Derivata dalla GSX-R 750 del 1995, questa 600 fece subito il botto in termini di consensi del pubblico e di prestazioni. Innovativa, con il sistema di aspirazione dell’aria Suzuki Ram Air Direct e una linea ispirata alla RGV500 GP usata da Kevin Schwantz, il quattro cilindri in linea sedici valvole da 599 cc. sviluppava già oltre 107 Cv a 12.000 giri, e spingeva moltissimo.

Grazie a un telaio finalizzato per prestazioni estreme, in pista induceva il pilota ad una posizione aggressiva, ma conferiva stabilità e agilità nei repentini cambi di direzione, con sospensioni solide e regolabili. Nel 1998 venne presentata una versione potenziata, ma la nuova Yamaha R6 aveva appena superato la rivale in termini di valori. Resta una moto storica, un gioiello da mettersi in garage che, oltre al valore puramente romantico delle scorbutiche sportive senza elettronica, può ancora emozionare e essere portata in pista da chi proprio non può farne a meno, per una cifra che parte da 1.500 euro. Ci sono infatti molti eventi dedicati a modelli di questo periodo che riscuotono ampio successo e non è difficile vedere una di queste splendide Suzuki GSX-R 600 tagliare il traguardo per prima.

MOTO GUZZI QUOTA 1000 (1992)

MOTO GUZZI QUOTA 1000 (1992)

Gli insuccessi commerciali possono rivelarsi nel tempo dei veri affari e quando si tratta di Moto Guzzi, l’acquisto non è mai banale. E’ il caso del Quota, una maxi enduro che, uscita nel 1992 doveva rilanciare la marca di Mandello Lario in questo segmento. Ben costruita e pensata per un utilizzo fuoristrada, l’ormai classico bicilindrico a V aveva un’erogazione più dolce rispetto agli altri modelli della casa. Inoltre, la sovrastruttura e la carena offrivano alta protezione, efficace in autostrada e durante i lunghi spostamenti. Purtroppo, il peso eccessivo intorno ai 245 kg, non le conferiva quell’agilità necessaria per lo sterrato che l’avrebbe resa un’antesignana delle multi terreno odierne. In quel periodo la Moto Guzzi cercava un rilancio commerciale importante ed era sotto il controllo di Aprilia che stava immettendo nel mercato la propria maxienduro, la ETV 1000 Caponord, chiaramente preferita alla Quota. In listino fino al 2001, nel 2007 questo modello è stato sostituito definitivamente da una vera stradale come la Stelvio. Scovare un Quota oggi può non essere semplice, ma cercando bene si possono trovare pezzi che partono da 1.500 euro, a seconda delle condizioni. Una moto rara che non lascia certo passare inosservati.

SUZUKI GSF 600 BANDIT (1995)

SUZUKI GSF 600 BANDIT (1995)

In Germania, dove più che all’estetica si guarda alla sostanza, è stata la moto più venduta del suo segmento. Quando venne lanciata nel 1995, la GSF 600 Bandit si presentava come una roadster senza troppi fronzoli, con compenti poco costosi e condivisi con modelli precedenti come il motore quattro cilindri, sedici valvole, raffreddato ad aria e olio, che derivava direttamente dal GSX600F del 1988. A un prezzo competitivo, ci si assicurava una moto affidabile e che non richiedeva troppa manutenzione.

Il pezzo interessante da acquistare oggi come usato anni ’90 è certamente la GSF600S, ossia con la carena, messa in circolazione nel 1996 e la si può trovare ad un costo iniziale di 1.900 euro. Dopo la sua presentazione, Honda e Yamaha si diedero da fare per inserirsi nella categoria rispettivamente con l’Hornet 600S e il Fazer 600 che proponevano motorizzazioni più potenti e raffreddamento a liquido. Il solidissimo telaio della Bandit fu migliorato nel 2000, così come venne ritoccato anche il motore, il tutto senza sostanziali stravolgimenti, Come si dice? Moto vincente non si cambia.

TRIUMPH SPRINT 900 (1998)

TRIUMPH SPRINT 900 (1998)

Poco apprezzata in Italia quando uscì nel 1993, la Triumph Sprint 900 sarebbe oggi un modello molto ricercato per chi ama il turismo sportivo. Dotata di un motore tre cilindri da 855 cc, è ancora oggi un pezzo molto interessante per chi lo trovasse usato a cifre abbordabili. La prima Sprint a carburatori era di fatto una Trident con l’aggiunta della semi-carena e del doppio faro tondo anteriore e come tutti i progetti di derivazione, condivide molti elementi con il resto della gamma dell’epoca come telaio, ciclistica, motore, cambio e frizione.

La potenza dichiarata era di 100 Cv che a fronte di 215 Kg non sono pochi per una sport-tourer elegante e con un’erogazione dolce che la rendeva guidabile e meno stancante delle concorrenti di pari segmento. Trovarne una non è semplice e un modello immatricolato nel 1998 può costare sui 2.500 euro. Se le condizioni sono ottime, conviene comprarla poiché si tratta di una moto abbastanza insolita alle nostre latitudini e può rivelarsi un pezzo pregiato, oltre che per quello che può offrire in termini di utilizzo. Alcune hanno le valige laterali coordinate, ma si possono adattare set universali che fanno di questa Sprint un’inarrestabile macina chilometri.

DUCATI MONSTER 600 (1998)

DUCATI MONSTER 600 (1998)

Se dovessi indicare una Ducati che rappresenti gli anni ’90, sicuramente direi la Monster. Non solo perché è di fatto la moto che commercialmente rimesso in piedi il marchio di Borgo Panigale, ma perché grazie al suo design originale e alla sua semplicità costruttiva è divenuta un’icona della naked sportive. Potendone acquistare una di quel periodo, l’ideale sarebbe trovare una 600 del 1998 che, come base di partenza, si aggira intorno ai 1.700 euro, ma tende a salire rapidamente di prezzo non appena la richiesta si fa insistente. E’ un ottimo “aria”, come direbbero in Ducati riferendosi al tipo di raffreddamento e sintetizza alla perfezione il concetto da cui è scaturita l’idea di fare questa motocicletta. Spartana quanto avvincente, anche un modello datato desta sempre interesse tra i motociclisti di tutte le età.

Le vibrazioni erano un po’ il tallone d’Achille della Monster che, nell’insieme, necessitava di una meticolosa attenzione già allora. Contrariamente a questo difetto, il rombo gutturale del bicilindrico con frizione a secco sapeva regalare emozioni a ogni manata di gas, come fermo sul cavalletto. Quando si tratta di questa moto non si deve valutare troppo l’affare e se il prezzo che ci propongono è accettabile, è meglio pensarci su poco. Nel caso, rivenderla non sarà mai un problema.

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